Nonostante il cambio di allenatore, la squadra continua ad essere schierata con il 4-2-3-1, modulo che sta dando pochissime soddisfazioni
Un modulo con due soli centrocampisti e quattro attaccanti di ruolo che, nel momento in cui tornano a centrocampo sembrano adattarsi ad un ruolo che non sentono proprio. E’ questa una delle cause della crisi del Trapani, squadra che appare in balìa di se stessa.
La classifica sicuramente piange, ma piange di più se si guarda al fatto che nelle 9 partite disputate, soltanto una volta i granata hanno incrociato formazioni di alta classifica (la Cavese, ndr), mentre per il resto hanno sfidato sempre squadre di medio-bassa caratura. Eppure, il Trapani fatica tantissimo, come dimostra l’attuale posizione di classifica.
Al di là dei singoli episodi, ciò che non convince più di tanto è il modulo scelto da Moschella prima e confermato da Criaco ora: il 4-2-3-1 che espone i due centrocampisti di ruolo ad uno sforzo enorme nel contenere le folate delle squadre avversarie. Del resto, questo modulo iper-offensivo, per funzionare bene e garantire la giusta copertura alla difesa, ha bisogno che i tre trequartisti rientrino a centrocampo. E quando questo accade, i granata sembrano farlo con poca convinzione. Così, i due centrocampisti vengono surclassati dagli avversari, come accaduto con la Sancataldese, con l’allenatore nisseno che ha schierato un centrocampo a 5, annullando i due granata.
Nella rosa del Trapani sono presenti tanti esterni d’attacco, ma pochi centrocampisti di ruolo. Per questo motivo il cambio Ambro con Olivera (il primo ceduto alla Gelbison dopo aver giocato pochissimi minuti), non ha certamente risolto i problemi in mezzo al campo. Di certo, ad oggi i due centrocampisti hanno bisogno di maggiore sostegno, sia in un centrocampo a 3 o, magari, anche a 4.
