L’ex medico della Nazionale italiana di calcio esprime alcune perplessità sul documento per la ripresa degli allenamenti professionistici
Enrico Castellacci, il medico che fu a capo dello staff sanitario della Nazionale ed adesso presidente della Libera associazione medici italiani calcio, dice la sua sul protocollo sanitario che dovrà essere applicato per la ripresa degli allenamenti degli atleti professionisti. La data prevista per la ripresa degli allenamenti individuali dovrebbe essere il 4 maggio, e si ragiona anche sull’ipotesi del 18 maggio per quelli di squadra, tuttavia come chiarito da Gianni Rezza, dell’Istituto Superiore della Sanità: «Quella della ripresa del calcio è una decisione difficile da prendere, perché per questo sport non ci sono condizioni di rischio zero, e c’è anche il contatto fisico».
E l’ex medico della nazionale si sofferma su alcuni aspetti del protocollo sanitario che andrebbero ben chiariti nei dettagli, per evitare che insorgano delle responsabilità altrimenti non facilmente individuabili. «Se la serie A dovesse ripartire – afferma Castellacci ai microfoni di Lady Radio – bisognerà chiarire alcuni punti che i protocolli non chiariscono e risultano oscuri: se un giocatore è positivo su chi cade la responsabilità? Su un medico sociale, sulla società o su altri? È importante, perché si va sul penale». Il protocollo nel suo impianto generale non desta particolare preoccupazione per i club di A, ma il discorso diventa diverso per i club di B chiamati a sostenere delle spese economiche, per le misure di sicurezza sanitaria, difficilmente sostenibili, e impossibili da affrontare per le società di C.