L’attività svolta in settimana non ufficiale ha il fine di evitare contenziosi con i propri tesserati. Se riparte la serie A, la serie B spera in un protocollo più soft per contenere le spese
Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, oltre al Trapani le società che stanno facendo svolgere allenamenti facoltativi sarebbero Crotone, Frosinone, Pescara, Pordenone, Salernitana e Spezia.
Si starebbero attrezzando per ricominciare Benevento, Empoli ed Entella. Niente allenamenti in programma per Ascoli, Chievo, Cittadella, Cosenza, Cremonese, Juve Stabia, Livorno, Perugia, Pisa e Venezia.
Allenamenti facoltativi. Questa è la formula scelta dalle società di Serie B per provare a riprendere l’attività dopo il lockdown. La Fase 2 consente agli atleti professionisti di allenarsi presso i centri sportivi dei club, rispettando una serie di precauzioni per evitare i contagi.
Viene utilizzato il termine di facoltativo, perché tutto sarebbe legato alle trattative in corso per il taglio degli stipendi. Tutte soggettive, come ha votato la Lega B. Qualche club ha trovato la soluzione, altri, come il Trapani, non ancora.
Il principio è: se non si gioca (quindi non ci si allena), non si svolge l’attività per la quale vengono pagati gli stipendi. Quindi se il club ricomincia ufficialmente l’attività, deve anche tornare a corrispondere gli emolumenti. Per questo tutti frenano. Un nodo non da poco, visto che ai tavoli delle trattative sarebbero sorte discussioni spiacevoli. Presidenti e tesserati hanno le loro ragioni, i dipendenti senza stipendio fanno fatica, soprattutto per i casi in cui la paga è bassa. E ci si aggrappa a tutto. Ma in un eventuale contenzioso anche il lavoro svolto a casa, sotto la guida dei preparatori, potrebbe essere considerato un vero e proprio smart working.
I club danno la possibilità agli atleti di correre sul prato proprio per riattivare la parte fisica, ma senza obbligarli. Sta al loro interesse tornare in campo. Come sarebbe esigenza di molte società non pagare gli stipendi.