Intervista al difensore che per cinque anni ha indossato la maglia granata negli anni Novanta. Un’esperienza che lo fece diventare trapanese d’adozione. Vive tutt’ora in città
È stato difensore del Trapani dal 1992 al 1997. Intervistato dal Giornale di Sicilia, Enzo Campanella così ricorda la sua esperienza in maglia granata: «Sono arrivato a Trapani dopo una parentesi nel Vicenza ed è stato tutto molto bello. Ignazio Arcoleo mi volle fortemente per il suo progetto di riportare il Trapani nel calcio che conta, come in effetti poi è stato. Il primo anno vincemmo il campionato Interregionale e nel secondo anno, inaspettatamente, ci siamo ritrovati a vincere ancora la C2. Nel terzo anno, in maniera ancora più inattesa, arrivammo fino ai playoff per la B persi a Gualdo».
Un difensore col vizio del tiro da fuori area. «Il gol più bello in granata – sottolinea Campanella – è stato quello segnato su punizione a Catanzaro nella stagione della seconda promozione consecutiva. Qualche gol in carriera l’ho sempre fatto, mi piaceva tirare in porta da lontano, magari battere qualche calcio di punizione, anche a Trapani mi piaceva provarci però solo quando Nino Barraco me lo permetteva, perché era giusto che li tirasse lui, un vero maestro delle punizioni».
Enzo Campanella spiega così il terzultimo posto attuale del Trapani: «Ho avuto modo di seguire la squadra grazie all’iniziativa della società che ha concesso l’accesso allo stadio agli ex calciatori, purtroppo è stata un’annata discontinua: la squadra a volte giocava bene, altre volte meno, magari ci sono state delle situazioni che l’hanno penalizzata più del dovuto ma purtroppo non c’è stata continuità».
Nel corso dell’intervista spazio anche allo stop del mondo sportivo per l’emergenza Coronavirus. «In questo momento – conclude Campanella – dobbiamo pensare alla salute, poi se ci sarà il tempo di proseguire i campionati si rigiocherà, anche due o tre partite a settimana per finire il campionato ma se ne parlerà solo quando ci diranno che è tutto finito».
