Il calciatore croato a distanza di qualche anno ritorna sulla sua esperienza vissuta con i granata. Con lui la formazione trapanese cambiò marcia

Bruno Petkovic rientra tra i migliori talenti visti nella storia del Trapani. Un anno solare durò la sua avventura in granata, ma bastò per entrare nel cuore dei tifosi. Un giocatore dotato di tecnica sopraffina, capace di essere determinante e decisivo per le sorti del club.

Un uomo di poche parole in campo e fuori: una caratteristica che si riconosce in molte persone dell’est dell’Europa. Lapidario fu il suo “io resto qui” a ventiquattro ore ancora a disposizione per il calciomercato estivo del 2016: poteva accadere ancora di tutto, ma lui aveva già deciso. L’addio poi avvenne sei mesi dopo, per mano del Bologna, come successo due anni prima con Matteo Mancosu. 

Le giocate di Petkovic, però restano indelebili nelle menti dei tifosi granata. Con lui in campo il Trapani nel 2015/2016 cambiò marcia. I granata a gennaio si trovavano al dodicesimo posto in classifica in serie B. Diciotto risultati utili consecutivi portarono la formazione trapanese al miglior risultato nella lunga storia dei 115 anni granata: prima il terzo posto del campionato cadetto e poi la finale dei play-off per la promozione in serie A persa con il Pescara.

«Facevamo il 3-5-2 – ricorda Bruno Petkovic in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport – e Cosmi mi lasciava libero di muovermi su tutto il fronte dell’attacco. Nel Trapani mi sono sentito e mi hanno fatto sentire importante, avvertivo in ogni momento la fiducia sia dell’allenatore che dei miei compagni. Che quando erano in difficoltà mi davano la palla ed è come se dicessero “dai Bruno, pensaci tu”. E io ci pensavo e determinavo. Per la gente di Trapani ero un idolo».