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Pagliarulo: «A Trapani non c’è stata mai l’ossessione dei risultati»

L’ex capitano granata ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha rivissuto le sue emozioni trapanesi. Una città che l’ha accolto e dove tuttora ha deciso di vivere

Luca Pagliarulo è stato per dieci anni un giocatore del Trapani. Il capitano che ha raccolto l’eredità di Giacomo Filippi nei gloriosi anni di serie B della formazione granata.

Da agosto il difensore è svincolato: attendeva la proposta del Trapani che riteneva più consona. Nel frattempo la formazione granata è stata estromessa dal campionato di serie C: «Assistere a quest’umiliazione – ha affermato Luca Pagliarulo a La Repubblicanon è stato facile. La morte del Trapani è avvenuta in modo quasi provocatorio. Petroni e Pellino hanno distrutto e mancato di rispetto a 115 anni di storia. Adesso, è tempo di pensare al futuro. Il Trapani deve risorgere. Riprenderemo il posto che meritiamo».

Dieci anni di vittorie in granata per Luca Pagliarulo«Su tutti, due ricordi meravigliosi sono le promozioni in B. La prima a Cremona, e l’ultima un anno e mezzo fa, ottenuta nella finale contro il Piacenza. Due momenti di grande emozione».

Trapani è stato il trampolino di lancio anche per Vincenzo Italiano, adesso allenatore in serie A con lo Spezia. Un mister che l’ex capitano così ricorda: «È un tecnico che parla molto con tutti e rispetta tutti i suoi calciatori: dal più anziano al più giovane. Chiede in modo diretto che si facciano delle cose: e poi le si vedono tradotte in campo. Ogni giocatore ha bisogno di sicurezze e lui sa essere un grande punto di riferimento».

Foggiano di nascita, trapanese d’adozione. Luca Pagliarulo, infatti, vive ancora a Trapani«Difficile trovare un calciatore passato da qui che non abbia un bel ricordo della sua permanenza in questa città. Il motivo è semplice: è una piazza calda, in cui si sente l’affetto della gente, ma in cui non c’è l’ossessione dei risultati. Tutte le vittorie che abbiamo costruito sono frutto del lavoro. Non ricordo mai un dirigente che sia venuto nello spogliatoio a battere i pugni chiedendo risultati. È il clima ideale per un professionista. Poi, Trapani è una città a misura d’uomo. Ora che sono diventato padre, mi accorgo che ci sono pochi spazi per i bambini. E avremmo bisogno che l’aeroporto funzionasse come qualche anno fa. Rimane, però, una città accogliente. Ora c’è bisogno che il Trapani torni a giocare. È quello che manca».

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