Il tecnico è pronto a guidare i granata nella sua prima panchina trapanese. L’allenatore, però, contro il San Luca non potrà avere a disposizione Cultraro, Pedicone, Spano, Bonfiglio e Bruno
Pronti a reagire su ogni colpo e a cercare di ottenere il massimo prendendo alto l’avversario. Massimo Morgia vuole dare questa mentalità di gioco al Trapani a partire dalla partita contro il San Luca: «Chi arriva qua darà il 110% sempre e comunque. Noi ci dobbiamo guardare bene le spalle, mentre agli altri non fregherà nulla perché perdere a Trapani ci sta nell’economia di una stagione. Una realtà che mi è già capitato di vivere: bisogna, però, abituarsi a scaricare queste tensioni».
Un gruppo unito in campo e che lavora costantemente per ottenere il meglio. Morgia non ha altri riferimenti da cui ripartire: «Non sono un sergente di ferro. Credo nelle libertà di ogni giocatore. A me non interessa la vita privata dei calciatori, il gruppo vero lo si deve essere in campo e negli spogliatoi. Rispetto abitudini e costumi di tutti».
Correre e recuperare in poco tempo. Massimo Morgia, nell’accettare la panchina del Trapani, non si è posto tabelle di marcia, ma si trova subito ad affrontare le difficoltà: «Io credo nella cultura del lavoro. Abbiamo fatto due allenamenti ed il terzo sarà la rifinitura. Ho una mentalità completamente opposta da chi mi ha preceduto, ma dovrò fare i conti con le assenze. Cinque giocatori che hanno sempre giocato non ci sono. Pedicone, Cultraro, Bonfiglio e Spano sono fermi per infortunio, mentre Bruno, che considero uno dei titolarissimi, è squalificato».
Assenze importanti per Morgia, che vuole dare un’identità ad una formazione, che, finora, ha deluso ogni aspettativa: «Cercheremo di dare il massimo, facendo un buon calcio. Non deve mai mancare la voglia di provarci, di ribaltare la partita, di aiutarci l’uno con l’altro e di lottare su ogni pallone. So che in tre giorni ho affilato un bel coltello con queste idee però è il rischio che si corre, ma io non ho tempo. Sono venuto qua per fare il calcio che ho sempre fatto».