Il sequestro preventivo eseguito dalla Finanza alla Alivision riporta alla luce il momento più buio della recente storia granata
Il Trapani come un bancomat, dal quale attingere soldi. E’ quello che, secondo le ricostruzioni delle forze dell’ordine, era diventata la vecchia società granata, poi dichiarata fallita un anno addietro.
Prima durante la gestione De Simone, sempre in base alla ricostruzione delle dinamiche delle Fiamme Gialle, poi dalla Alivision che avrebbe utilizzato soldi della società granata per stipulare una polizza la quale, a sua volta, aveva costituito il pegno a garanzia di altra polizza fideiussoria necessaria all’iscrizione della squadra al campionato di calcio di serie C nella passata stagione.
Una vicenda che, ormai, si sta trascinando da quasi un anno e mezzo, ossia da quando Maurizio De Simone, l’ex proprietario del Trapani prima dell’avvento della Alivision e della famiglia Petroni, aveva ‘utilizzato le casse del Trapani in forma estranea ai principi che regolano l’attività di una società sportiva’, come accertò la Giustizia sportiva squalificando lo stesso De Simone per 5 anni. Secondo la ricostruzione degli investigatori, De Simone avrebbe sottratto circa 200 mila euro al Trapani attraverso un meccanismo di false fatturazioni per servizi mai resi, per lo più di natura informatica, posto in essere da aziende prive di effettiva sostanza economica facenti capo direttamente o indirettamente a De Simone. Inoltre, tra le altre accuse nei confronti dell’ex patron c’è anche un’evasione di Iva pari ad oltre 9 milioni di euro.
Una vicenda, questa, nata dalla denuncia della Alivision, la stessa società che oggi ha subìto il sequestro della Finanza, e che ha portato al rinvio a giudizio proprio di Maurizio De Simone in un intreccio di carte bollate che, però, una parola fine l’hanno già avuta: la morte del vecchio Trapani calcio.