Il presidente dell’organo di giustizia sportiva di seconda istanza della Federcalcio, parla dell’emergenza Covid-19 e con l’occasione invita a riformulare la legge che regola il mondo del calcio
Il professor Piero Sandulli, presidente della corte d’appello sportiva della Figc, in un’intervista al Corriere dello Sport, torna a parlare e affronta diversi argomenti, tra i quali l’emergenza Coronavirus che potrebbe portare, nella migliore delle ipotesi, alla conclusione del campionato nel mese di luglio. «Ci sarebbero vincoli contrattualistici – spiega il professor Sandulli – da superare alla scadenza della stagione sportiva. Materia complessa e da studiare. Per questo motivo andrà riscritta la legge del professionismo sportivo, prevedendo tutto ciò che manca. Non mi riferisco ai giocatori di vertice. L’assistenza previdenziale riguarda prevalentemente la base, le serie minori e quelli che consideriamo dilettanti ma dilettanti non sono. Non sono bastati quarant’anni per modificare la legge del 1981, ora bisognerebbe farlo seriamente».
«È necessario stabilire i confini tra lo sport di natura competitiva e quello necessario al movimento. Una nuova legge – conclude Sandulli – aiuterebbe a disegnare meglio la centralità del Coni. Il comitato olimpico nazionale deve avere una voce autorevole, non può essere intaccata. Esistono due esigenze, entrambe fondamentali: l’agonismo e l’educazione fisica. Sono due realtà distinte. Il rispetto dei confini deve passare necessariamente attraverso normative più chiare».