Il numero uno della Federcalcio torna a parlare e spiega perché ancora non ci sia stata una sospensione definitiva delle competizioni calcistiche italiane
Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, oltre al fardello di rappresentare la massima organizzazione calcistica del Paese, ha l’onere anche di provare a trovare delle soluzioni per fronteggiare l’impatto negativo che l’emergenza sanitaria da Covid-19, sta provocando sul sistema calcistico italiano. I numeri del contagio da Coronavirus pare siano in discesa, tanto da indurre il Governo ad allentare un po’ la morsa a far data dal 14 aprile. Tuttavia, spostando il discorso sul piano delle attività sportive, diverse federazioni sportive hanno optato per la sospensione delle competizioni.
E per il calcio il discorso pare essere molto più complicato, anche per tutta una serie di questioni che esulano dal fattore prettamente sportivo e che portano l’analisi su piani diversi. E a tal riguardo, nel corso di un’intervista concessa all’ANSA, il presidente Gravina ha replicato al presidente del Coni, Giovanni Malagò, affermando: «Tutti si fermano e il calcio no? Non entro nel merito delle scelte che hanno adottato le altre discipline, ma il calcio ha una sua specificità, per dimensione, per partecipazione e per impatto economico».