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Mister Morana: ‘Il Trapani deve crederci fino alla fine’

Ex giocatore, capitano e più volte tecnico, la sua è stata un’esperienza legata indissolubilmente alla maglia granata. L’ex allenatore torna a parlare in esclusiva per Trapanigranata.it

Quella di Nino Morana è una delle storie più belle e realmente legate alla storia del Trapani. Con la maglia granata, quale seconda pelle, l’ex tecnico della prima squadra più volte sia negli anni 70′ che negli anni 80′, analizza l’attuale momento, caratterizzato dalla preoccupazione per l’emergenza sanitaria da Covid-19 in corso, e gli effetti che una lunga pausa può avere sulla condizione psico-fisica dei calciatori. E con mister Morana, uomo dalla grande esperienza calcistica, non si può non parlare del Trapani e delle sue prospettive per il campionato, se e qualora il torneo cadetto dovesse ripartire, in considerazione della lotta per la salvezza che vede i granata al terz’ultimo posto in classifica con 25 punti. Ovviamente tutto rimane condizionato dalle scelte dell’autorità governativa e di conseguenza delle organizzazioni sportive, ma allo stato attuale non si può certo escludere nulla.

CORONAVIRUS
«Non ricordo nella mia vita, sia calcistica sia professionale da allenatore, una situazione del genere, e non ho vissuto una esperienza di questo tipo neppure prima di giocare a calcio. Per me questa è una novità assoluta, un qualcosa di drammatico per tutti. Dobbiamo vivere questo momento in maniera serena, tranquilla, e rimanendo a casa così come ci hanno indicato le autorità. Il distanziamento sociale per prevenire il contagio dal virus è importante, ed è per questo che tutti dobbiamo seguire quanto disposto dalle autorità sanitarie».

IL TRAPANI
«Ho seguito il Trapani fino allo stop del campionato. Ho visto alcune partite che mi sono piaciute e altre no. Tra queste la sconfitta in casa contro il Cittadella per 0-3. Ecco lì la squadra non mi è propria piaciuta e non ha affrontato gli avversari con la giusta determinazione. Tante palle perdute. Ci voleva più forza ed agonismo. Però contro la Salernitana la squadra non meritava di perdere. Ritengo che la posizione del Trapani in classifica non sia dovuta ad un problema tecnico o tattico. Nelle ultime partite giocate sia i giocatori sia il tecnico hanno fatto quello che dovevano fare, semmai posso dire che hanno perso dei punti banalmente. Per una sorta di destino beffardo nelle ultime tre partite hanno perso 7 punti. Un po’ di sfortuna c’è stata. Spero che dopo la pausa dai campi da gioco, dovuta al Coronavirus, si possa ritornare a trovare la giusta motivazione e vincere anche la sfortuna. La situazione in classifica è drammatica, ma i precedenti dicono che ci si può salvare. I miracoli possono sempre arrivare, ed è per questo che il Trapani deve crederci fino alla fine».

ALLENATORI
«Baldini veniva dalla primavera della Juventus ed aveva un gioco, per così dire, più lezioso, mentre Castori essendo un tecnico abituato nella sua carriera o a giocare per vincere il campionato o per salvare le squadre, ha portato un calcio diverso. Ogni allenatore ha il proprio modo tecnico-tattico di concepire il calcio e in base a ciò mette in campo la squadra. A prescindere dall’interpretazione che gli allenatori danno del calcio per ognuno di loro l’obiettivo è vincere. Giocare bene, ma non vincere è un problema, ed allora se l’obiettivo è vincere si può anche prescindere dal bel gioco. Dove c’è la competizione l’obiettivo è la vittoria, e da questo non si scappa».

L’EVENTUALE RIPRESA
«Sicuramente, qualora gli allenamenti dovessero riprendere i primi giorni di maggio, per ripartire con i tornei, forse a giugno, i calciatori avrebbero circa 20-25 giorni per poter riprendere la forma. Da questo punto di vista non vedo un particolare problema. Ovviamente per concludere le giornate rimanenti, entro termini ragionevoli, dovrebbero scendere in campo una volta ogni tre giorni. Una preparazione di questo tipo si può fare e c’è tutto il tempo per operare bene, consentendo ai calciatori di raggiungere una condizione psico-fisica ottimale. Quando allenavo io era più difficile per gli allenatori. Noi dovevamo curare non soltanto l’aspetto tecnico e tattico, ma anche quello atletico occupandoci della preparazione. Per i tecnici di adesso, con la divisione dei compiti per i preparatori atletici, è tutto più semplice e si può lavorare meglio».

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