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Coronavirus, protocollo ripresa di A difficile per B e C

Pubblicato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport il documento della Commissione medico scientifica della Figc per la ripartenza delle attività sportive della massima serie calcistica. Rimane da capire quale sarà la posizione ufficiale dei club di B che si incontreranno il 20 aprile, vista la difficoltà a sostenere dei costi economici così ingenti

Quarantasette pagine di documento, divise in due parti, attraverso le quali la commissione presieduta dal professore Paolo Zeppilli, mira a dettare le regole della ripresa delle attività sportive per i club di A. La prima parte si concentra sugli aspetti più esclusivamente medici, mentre la seconda riguarda le precauzioni da adottare all’interno dei centri sportivi e durante le sessioni di allenamento. Ieri il protocollo è stato trasmesso ai ministri dello Sport e della Salute, Spadafora e Speranza. Il documento sarà discusso il 22 aprile da Spadafora con tutte le componenti del mondo del calcio. Potrebbe essere il 4 maggio la data per la ripresa degli allenamenti, ma non c’è nulla ancora di ufficiale. La valutazione relativa alla riapertura, o meno, del 4 maggio sarà affidata anche al comitato tecnico-scientifico del Governo.

Le indicazioni inserite nel documento mirano a “ridurre al minimo il rischio di contagio”, precisando, al contempo, che in attesa di un vaccino non esiste ancora il “rischio zero”. Queste indicazioni, in buona sostanza, non autorizzano automaticamente la ripresa degli allenamenti, che sarà decisa soltanto dal Governo. Il protocollo riguarda soltanto la ripresa degli allenamenti, e non parla di partite o di possibile ripresa del campionato la cui decisione spetta alle autorità governative. Tra le particolarità del protocollo prima di entrare in ritiro, ossia 3-4 giorni prima, i giocatori saranno divisi in tre gruppi (A, B e C), e nella fattispecie quello dei guariti da coronavirus, quello dei guariti dopo “malattia lieve” e quello dei giocatori con anamnesi negativa (mai risultati positivi). A seguire un’accurata attività di screening, e di anamnesi con analisi sierologiche e tampone. Tra gli altri esami anche l’elettrocardiogramma, la spirografia, e l’analisi di diversi valori del sangue. Controlli non solo ai polmoni, ma anche al cuore, e ad altri organi. Uno dei tratti principali del protocollo è l’organizzazione di ritiri permanenti delle squadre in centri di allenamento chiusi per evitare rischi di contagio e con procedure molto rigide. Sono previsti controlli costanti da eseguire ogni giorno, come quello della temperatura, le norme di comportamento da tenere,  e la sanificazione degli ambienti.

Rimane da capire, a questo punto, se il protocollo sarà adottato anche dai club di B. Lunedì, infatti, si terrà la riunione online, tra i medici dei club di B e la Commissione medico scientifica della Federcalcio, per stabilire un protocollo sanitario di garanzia, nei termini di un adattamento di quello di A, teso ad assicurare una ripresa in sicurezza degli allenamenti per i calciatori e i tesserati cadetti, in considerazione anche della quasi impossibilità, soprattutto in termini economici per la stragrande maggioranza delle società di B, a sostenere tutte le spese connesse alla gestione dell’emergenza sanitaria da Codiv-19. Se è vero che per i club di serie A, con grandi disponibilità economiche e centri sportivi all’avanguardia, spese di questo tipo sono facilmente spalmabili nei costi di bilancio, il discorso diventa difficile per i club di B, e impossibile per quelli di C.

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