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Kupisz e Basso, l’assist del Trapani per la videochiamata

I due con una diretta Instagram hanno interagito con i tifosi presenti per raccontare le proprie vicissitudini nella maglia granata che li contraddistingue

Fascia destra del campo e sgroppate alla ricerca dell’assist vincente per il compagno. È questo il ruolo che accomuna Tomasz Kupisz e Simone Basso protagonisti della videochiamata organizzata per i tifosi granata. I due si sono intervistasti variando molto negli argomenti

Molto pacato Tomasz Kupisz, concentrato per la possibile ripresa del campionato. Nel corso della videochiamata ha anche parlato della sua esperienza al Provinciale, con il caldo ed il campo sintetico che potrebbero essere le armi da sfruttare per raggiungere la salvezza con il Trapani.

QUARANTENA E RIPRESA
«Il tempo qui è un sogno. Ho trascorso tutto il periodo della quarantena a Trapani, purtroppo senza moglie, ma con Filip Piszczek a tenermi compagnia. Volevo tornare con la macchina ma non è stato possibile. Secondo me ricominciamo a giocare. Dobbiamo giocare per forza: siamo stati un periodo troppo lungo ad aspettare per niente. Se riprende abbiamo la possibilità di dimostrare il nostro valore e sarà dura fino alla fine. Peccato per la gara contro l’Empoli. Speriamo che sto coronavirus vada via il prima possibile».

ARRIVO AL TRAPANI
«È stata una trattativa lunga. Il mister mi voleva, ma si è prolungata per il cambiamento in società con il direttore sportivo. Alla fine siamo riusciti a trovare un accordo a fine mercato. Trapani per me è una grande opportunità dopo il periodo di Bari. Con Castori ho un rapporto onesto e ci capiamo al volo senza nemmeno parlare tanto».

CAMPO SINTETICO
«Giocare con il sintetico non è semplice e con il tempo si rovina. Non è bellissimo, ma ormai ho capito le condizioni di caldo che ci sono qui. Con le temperature elevate è dura mantenere un campo naturale. Spero che il caldo sia la nostra forza nel momento in cui si deciderà di riprendere».

POSSIBILE DOPO CARRIERA
«Per adesso cerco di mantenere il più lungo possibile la forma fisica. Con mia moglie abbiamo già un’azienda di arredamento. Mi piace tanto lo sport e vedrò cosa fare nello specifico. Da grande non voglio fare il procuratore e nemmeno l’allenatore».

Per Simone Basso l’esperienza di Trapani è quella più significativa della sua carriera: mai aveva giocato un periodo così lungo in una squadra. Una terra quella trapanese che ha dato tanto ad un uomo, spesso costretto a fronteggiare infortuni di lunga durata. Certamente, però, Simone Basso è stato e resta uno dei protagonisti del Trapani che fece per la prima volta la serie B.

LA PROMOZIONE
«Sfortunatamente il giorno dei festeggiamenti a Cremona ero infortunato per la rottura del tendine di Achille: nonostante ciò è stato bello. Noi e il Lecce abbiamo dato vita ad una sfida fino all’ultima giornata. Sono ricordi che porto dentro tutta la vita».

LE AMICIZIE
«Ogni volta che segnavo io, Nizzetto e Mancosu facevamo un’esultanza comune che ripetevamo spesso. Con il calcio non è facile mantenere le amicizie. Sono felicissimo di esserci riuscito con loro e ci vediamo spesso tuttora, visto che loro giocano per la Virtus Entella».

GLI INFORTUNI
«L’infortunio al tendine d’Achille è stato grave: ti cambia però un obiettivo con frequenza. Dopo quattro mesi e mezzo stavo meglio e poi sono rientrato con due gol consecutivi: ciò è stato importante dal punto di vista del morale. Purtroppo mi sono spaccato anche il ginocchio, che è stato anche peggio: ci ho messo un anno per tornare uguale a prima»

L’ADDIO
«Lasciare Trapani è stato difficile. Andai via dopo aver perso la finale per andare in serie A: una mazzata perché ci credevamo fortemente. Dopo quella delusione, ero in scadenza ed il direttore Faggiano mi ha trovato la soluzione di andare a Venezia. Ho lasciato il cuore a Trapani».

SAN SIRO
«Quando andai a San Siro chiamai tutta la famiglia a vedermi. Appena entrati c’erano già tutti i tifosi trapanesi ed hanno cantato ininterrottamente a partire da un’ora prima della gara fino ad un’ora dopo. Con la rimonta abbiamo fatto spaventare l’Inter. A fine partita c’era la corsa per prendere la maglia, ma ho voluto tenere quella Trapani perché era proprio una maglia speciale: quando la vedo mi viene in mente quel dolce momento».

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