Tre tesi al rialzo vengono contrapposte per stimare le spese della ripresa del campionato. I test medico-sanitari coprono gran parte del totale
Ripartire ha dei costi. Stabilire però una cifra da sborsare per la ripartenza non è così facile. Ci sarebbero infatti tre tesi con notevoli differenza circa i costi di spesa per l’attuazione del protocollo sanitario concordato tra Federazione Italiana Giuoco Calcio e Governo per la ripartenza del calcio giocato.
Il presidente del Pescara Daniele Sebastiani nel corso di una dichiarazione rilasciata a Il Centro ha detto: «Attuare il protocollo costerà circa 150mila euro. Il Pescara, al momento, è una delle poche società in serie B ad essere in regola con tutti i parametri necessari per l’iscrizione al campionato».
Resta da vedere se tutte le squadre della serie B riusciranno a sostenere queste cifre. Il Trapani in questa settimana ha “conquistato” le maggiori attenzioni per stipendi non pagati ai dipendenti ed anche a parte di tesserati, che hanno portato poi al deferimento con una possibile sanzione da scontare.
Sebastiani, però, non è l’unico ad aver stimato le spese sul protocollo sanitario. La Gazzetta dello Sport, in un articolo del 27 maggio, a firma di Nicola Binda, afferma che il costo completo del protocollo si aggira sui 250mila euro, di cui solo 100mila per i tamponi.
Si arriva quindi alla stima anche del quotidiano Il Mattino, dove il 26 maggio, viene affermato che secondo le prime stime la ripartenza costerà circa mezzo milione di euro a ogni club.
Non ci sono solo i test che sono molto onerosi: spese anche per sanificazioni e controlli (anche se una parte è rimborsabile secondo il nuovo Decreto Rilancio), poi quando si dovrà viaggiare per le trasferte bisognerà occupare solo stanze singole negli alberghi e in ritiro. Una spesa che potrebbe essere ammorbidita dall’incasso dei diritti tv e dagli sponsor che vogliano continuare la propria partnership con il club di riferimento, vista la ripresa del campionato.