Fino a quando i granata hanno giocato «ad armi pari» con il Cosenza, tutto è andato bene. E’ da questo che la squadra deve ripartire
Rammarico, ma anche consapevolezza nei propri mezzi. Enorme dispiacere, ma anche certezza che la strada intrapresa è quella giusta.
Sono diversi e contrapposti gli stati d’animo del Trapani all’indomani del pari-beffa di Cosenza. Se da un lato, infatti, bruciano tantissimo i due punti gettati via, dall’altro la squadra ha perfettamente compreso di potersela giocare con tutte le rivali e, pertanto, di essere perfettamente in lotta per la salvezza. Magari attraverso i playout, ma di esserci.
I primi 40 minuti di Cosenza hanno rappresentato il giusto prosieguo della gara con il Pordenone. Attenzione ai massimi livelli e doppio vantaggio. Poi, quando i calabresi hanno accorciato, qualcosa ha cominciato a cambiare, fino ad arrivare al tracollo con l’espulsione di Pagliarulo. Da quel momento il Trapani ha cercato soltanto di portarla in porto, chiudendosi davanti ad un Cosenza il quale, di contro, si gettava tutto in avanti. Ma fino a quando le due formazioni si sono affrontate «ad armi pari», i granata hanno dimostrato di essere in condizioni migliori.
Già, proprio la condizione fisica. Alla prima dopo la ripresa, con il Frosinone, il Trapani era apparso imballato. Contro il Pordenone ed anche a Cosenza, invece, la squadra ha corso tanto e bene. Il lavoro fatto durante la pausa comincia a dare i suoi frutti e non potrebbe essere altrimenti se anche un «lungo» come Piszczek corre tanto, mettendo in chiara difficoltà gli avversari.
Guardando tutto nel complesso, quindi, i presupposti per provare il miracolo e mantenere la categoria ci sono tutti. A patto di continuare ad affrontare le varie partite proprio con questa intensità ed abnegazione. La stessa che sta permettendo al Trapani di ritrovarsi in serie positiva da sette partite, quattro prima dello stop per il Covid e tre dalla ripresa