L’ex patron dei granata sarebbe a capo di una organizzazione che, per l’accusa, si è intascata 15 milioni di euro per lavori mai eseguiti con il bonus facciate
Maurizio De Simone sarebbe a capo di una organizzazione capace di mettersi in tasca oltre 15 milioni di euro in un anno per dei lavori del bonus facciate mai realizzati.
L’operazione è della Procura e della Guardia di Finanza di Avellino e gli indagati sono 23. La società principale aveva sede ad Avellino e, per l’accusa, dichiarava di realizzare lavori di ristrutturazione senza averli mai eseguiti. La società fittizzia era collegata ad altre 4 società fantasma ed atraverso delle partite di giro monetizzava i crediti di imposta.
Il sequestro preventivo ha bloccato innanzitutto 5 milioni e mezzo di euro ancora presenti nei cassetti fiscali di alcuni degli indagati, peraltro risultati sprovvisti dei requisiti basilari per la giustificazione di spese per questi importi. I finanzieri ora puntano a recuperare gli altri 10 milioni di euro.
Il sodalizio criminale, così lo definiscono gli inquirenti, al cui capo c’era De Simone, ex patron del Trapani e già arrestato in passato per reati tributari ed affiancato da prestanomi e professionisti del capoluogo. Erano state costituite una serie di società operanti non solo ad Avellino, ma anche in altre città d’Italia, in grado di mettere assieme un complesso di crediti d’imposta dal valore di 10 milioni di euro, poi ceduti alla società avellinese sulla base di attestazioni di lavori di rifacimento delle facciate mai eseguiti. Quattro milioni, poi, erano stati ceduti a Poste Italiane per poterli incassare.