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Grigorio: “Il Trapani non è un giocattolo di qualcuno”

L’ex direttore generale dei granata fa il punto sul suo addio. Una telefonata di Carbonaro, non tesserato dal club. Nessuna comunicazione dal presidente

Dopo partita movimentato, dopo il match fra Trapani e Paternò. A commentare la gara è stata Francesca Grigorio, ex direttore generale dei granata: “Una partita brutta, ma il campo ha influito molto. Non è nelle condizioni ottimali per il Trapani, che è una squadra molto tecnica. I giocatori hanno avuto difficoltà a giocarla, come sanno fare. Il Paternò doveva portare almeno un punticino, visto il momento di difficoltà”.

In merito al suo addio, ai microfoni di La Tr3, ha detto: “Non mi sono dimessa. Io ho ricevuto negli ultimi giorni una telefonata da parte di un soggetto, Carbonaro, che non ha nulla a che vedere con la società, perché non è un tesserato, ma solo una persona che accompagna e affianca il presidente. Mi ha chiamato dicendomi che i rapporti con il Trapani erano interrotti. L’ultima cosa che ho inviato al presidente è una fattura da pagare. Poi ho letto il comunicato, che diceva di essere stata mandata via”.

Nessuna chiamata dal presidente nei confronti di Grigorio: “Il presidente mi ha detto che mi avrebbe chiamata ed avremmo risolto anche la situazione di Romizi. Poi non l’ho sentito più. Non so le motivazioni del mio addio. Lo dobbiamo dire a chi mi ha mandato a casa. Io posso raccontare semplicemente la mia settimana vissuta a Trapani. Ho lavorato. Sono venuta per fare il direttore generale del Trapani ed ho svolto, secondo il mio incarico, i compiti per come dovevo, anche secondo la mia etica e la morale nel rispetto della squadra e del mio lavoro”.

Sulla sua avventura in granata, Francesca Grigorio ha detto: “Io vedo una squadra di giocatori disponibilissimi. Un gruppo molto compatto, dove tutti sono propensi a fare bene. Alcuni dirigenti pensano di avere un giocattolo nelle mani e di potersi togliere lo sfizio di fare ciò che vogliono con questo giocattolo. Non ritengo che sia giusto. Il dovere di una società è quello di mettere in condizioni la squadra per fare bene, compreso l’allenatore. Ho visto che questo non è possibile per il capriccio di una persona”.

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