Il tecnico del Catania parla degli ingaggi dei giocatori della seconda e terza serie calcistica del Paese e sfata il mito dei grandi compensi che percepiscono
L’emergenza sanitaria in atto da Covid-19 sta avendo pesanti ripercussioni economiche anche sul mondo del calcio, e in particolare sulle categorie minori. Se il problema può essere, in un certo qual modo attutito, dai grandi club di A che hanno a disposizione enormi capitali economici, il discorso diventa molto più complicato per le società di B, e quasi impossibile da sostenere per le società di C. E su una delle questioni, di cui nelle scorse settimane ci si è di più soffermati, ossia il taglio dei compensi dei calciatori, Cristiano Lucarelli, tecnico del Catania, dice la sua sulla questione ingaggi dei giocatori di B e C
«La figura del calciatore – afferma Lucarelli ai microfoni di Sportitalia– è stata disegnata sul prototipo delle veline, delle serate a Ibiza e delle Ferrari. In realtà in Serie B e C ci sono stipendi che sono molto vicini a quelli della gente normale, degli operai: in C si parla di ingaggi da 1300 euro al mese e poi senti in giro etichettati tutti come privilegiati. Bisogna diversificare. Accendo la tv e sembra che la salvezza dell’Italia dipenda dal taglio degli stipendi dei calciatori mentre ci sono migliaia di persone che vivono di politica e certi pensieri non li fanno».