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Alberto Amoroso, da Torre di Ligny a simbolo del Trapani

Il difensore al Provinciale ha fatto di tutto: dal raccattapalle al calciatore. Poi ha indossato la fascia da capitano e infine ha allenato

Del Trapani è stato raccattapalle, poi calciatore, quindi capitano e, infine, allenatore, seppur delle giovanili. Ma esordendo in panchina contro la Juventus. E’ Alberto Amoroso, nato il 5 novembre 1970, icona del Trapani e della trapanesità, partito dalla “sua” Torre di Ligny per andare alla conquista del mondo del calcio.

Ha messo piede per la prima volta al Provinciale nel 1976-77 in occasione della gara interna dei granata contro la Salernitana. Una partita speciale, perché il Trapani giocò con la maglia verde in onore dei campani che festeggiavano l’anniversario della fondazione. Era “mano nella mano” con Mario Gabriele, altro simbolo e mito vivente del Trapani.

Quindi, ha fatto la trafila nel settore giovanile, è andato tre anni al Valderice per rientrare al Trapani nella stagione 1993-94, quella che ha visto i granata vincere la C2 ed approdare in C1. Quindi, è passato allo Sciacca, al Ragusa, all’Igea Virtus, al Paternò, alla Pro Vasto e, dopo, è rientrato al Trapani nel 2002-03 in serie D, divenendo anche il capitano dei granata e conducendo la squadra ad una tranquilla salvezza. Finita quell’esperienza è volato in Campania, all’Ariano Irpino, per poi rientrare in Sicilia a Giarre, la sua ultima piazza da calciatore. Smesso di giocare ha subito intrapreso la carriera da allenatore, partendo proprio da Giarre e sfidando il suo Trapani prima di rientrare per la seconda volta in granata e guidare le giovanili. Con l’esordio che è stato da sogno: contro la Juventus. Terminata anche questa esperienza è stato, tra le altre, alla Folgore, al Chiaramonte Gulfi ed a Taormina, mentre adesso ha sposato il progetto dell’Accademia Trapani, divenendo l’allenatore della prima squadra con cui ha vinto la Prima categoria, approdando in Promozione e ora in Eccellenza.

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