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Stagione 2000/01, senza soldi ma col cuore: Utro racconta il Trapani

In esclusiva per trapanigranata.it l’intervista al vice capitano che, insieme ai suoi compagni, riuscì a salvare il club dalla retrocessione. Una stagione piena di tribolazioni, ma che si rivelò epica

Ci sono storie che danno la dimensione plastica del perché il calcio sia lo sport più amato e seguito al mondo, ma sono soprattutto coloro i quali lo vivono da protagonisti, come i calciatori, a saper spiegare meglio di tutti  le motivazioni di un grande risultato sportivo. Parlare del Trapani dei primi anni 2000 significa ricordare la storia di una società in difficoltà, sotto vari punti di vista, ma al contempo significa ricordare la storia di un gruppo di calciatori che, nella stagione 2000/01, fece l’impresa. E chi meglio di Salvatore Utro, per tutti Sasà, può raccontarla.

Utro, difensore e vice capitano della squadra, fu uno dei giocatori simbolo del Trapani dell’epoca e ancora oggi, a distanza di circa vent’anni, il suo amore per la maglia granata è rimasto immutato. Sono passati gli anni, ma non è passato il ricordo della stagione 2000/01 incredibilmente ricca di difficoltà, ma che si rivelò straordinariamente piena di emozioni. Ed è proprio Utro a raccontare una delle pagine più belle della storia del Trapani, e in particolare dei giocatori, che la resero possibile. Utro rimase a Trapani tre stagioni: dal 1999/00 al 2001/02.

IL RICORDO
«Sono arrivato a Trapani giovanissimo e le prime partite ufficiali con i granata furono nel 1999/00 in Coppa Italia. Scesi in campo contro il Catania e il Gela. Allora il Trapani militava in serie C. L’anno successivo finimmo in Eccellenza ed io, insieme ad altri compagni giovani e che davano una certa garanzia per la squadra come Giacomo Cusimano, affrontammo quel campionato con tanti innesti di calciatori provenienti della Berretti granata e di nuovi giocatori. Il tecnico era Massimiliano Mazzara. Ero orgoglioso di indossare una maglia come quella del Trapani e fare l’eccellenza con i granata per me era come fare la serie D e C in un’altra squadra. Ricordo che nella famosa stagione che vide salvarci ai play-out partimmo fortissimo. Alla settima giornata del girone di andata eravamo in testa alla classifica e avevamo battuto la Nissa 3-1 e il Marsala 2-0. La nostra partenza fu spettacolare. Eravamo un misto tra giovani e gente di qualità. Riuscimmo anche, nel corso della stagione, a fermare l’Alcamo lanciato verso la corsa promozione: lo battemmo al ‘Provinciale’ 2-0 e in casa loro pareggiamo 2-2 rimontando due gol. I primi due mesi andava tutto alla grande, giocavamo bene e vincevamo».

LE DIFFICOLTÀ
«Eravamo un gruppo di calciatori giovanissimi e molto uniti, e siamo partiti per fare bene. Dopo circa tre mesi ci siamo accorti che c’era qualcosa che non andava, in particolare nei pagamenti dei nostri compensi: in buona sostanza non c’erano i soldi per pagarci. Ricordo ancora quando, con i miei compagni non trapanesei, abitavamo in via Fardella, e facevamo sacrifici anche per mangiare perché i soldi degli stipendi non arrivavano e dovevamo arrangiarci con i nostri risparmi e per quello che era possibile. Ricordo anche gli allenamenti al campo di Nubia e la doccia con l’acqua fredda che noi tutti facevamo dopo esserci allenati. La caldaia non funzionava, ma per noi fino a quel momento non era stato un problema perché la voglia di indossare la casacca del Trapani era così tanta che non ci facevamo più caso. Un giorno, a Nubia, venne l’amministratore che allora gestiva il Trapani, Guido Messina, che era riuscito a racimolare un milione delle vecchie lire e ci propose di dividerle tra noi per avere qualcosa in tasca. Io, il capitano Giacomo Cusimano, altri due o tre giocatori più rappresentativi ne parlammo e decidemmo di proporre la riparazione della caldaia. Lo proponemmo alla squadra e così avemmo la possibilità di fare la doccia calda dopo gli allenamenti. Da lì a qualche mese dopo arrivò anche il problema dell’alloggio. Noi tutti eravamo attaccati al Trapani e non volevamo lasciare la città, in particolare io e i miei otto compagni che venivano da fuori, e così l’ex patron Bulgarella ci ospitò in una struttura alberghiera sul Lungomare di Trapani dove abitavamo e mangiavamo. Bulgarella ci aiutò molto e fu proprio in quei due mesi che acquistammo ancora più fiducia e convinzione per salvarci».

 

(Utro in azione – Foto Bova)

LA SALVEZZA
«Eravamo assolutamente determinati a salvare il Trapani e ci siamo dimenticati le difficoltà che avevamo per mantenere l’eccellenza e non fare sprofondare il club ancora più giù. Nonostante tutto non abbiamo mai saltato un allenamento e non c’è mai stato uno sciopero o una contestazione. All’inizio abbiamo avuto una piccola flessione psicologica, causata dalla situazione che vivevamo, ma abbiamo tenuto botta. Quell’anno ci salvammo ai play-out. Pareggiammo in un campo difficile come quello di Cinisi per 1-1, e vincemmo al ‘Provinciale’ per 3-1».

LA TERZA STAGIONE
«La stagione 2000/01 fu stupenda. Io e altri miei compagni eravamo onorati di giocare con il Trapani e rimanemmo superando tutte le difficoltà. Chiedevamo soltanto di mangiare e dormire, per noi i soldi non erano più un problema: volevamo salvare soltanto il Trapani, non ci interessava altro. Avevamo delle motivazioni forti che ci facevano andare oltre il fattore tecnico, organizzativo, e societario. Nella stagione 2001/02 molti andarono via, ma io rimasi per giocare ancora in eccellenza. Avevo la possibilità di svincolarmi a gennaio, come fecero alcuni miei compagni, ma io non lo feci. Giocai tutte le partite di quella stagione fino a quando il Trapani fu radiato alla terza giornata di ritorno. Eravamo sì in una zona pericolante della classifica, ma secondo me saremmo riusciti a salvarci. Non ci fecero giocare. Custodisco tra i miei cimeli sportivi le maglie del Trapani alle quali sono molto attaccato: quella bianca e quella granata».

  (Utro in marcatura – Foto Bova)

I COMPAGNI
«Eravamo in pochi, circa 16 o 17, ma eravamo molti uniti e abbiamo fatto di tutto per salvare il Trapani. Ci siamo riusciti con una squadra giovane e con me e altri compagni che avevano un po’ più di esperienza. Ho tanti ricordi di quegli anni, ma voglio ricordare due miei compagni e grandi amici che purtroppo non ci sono più: il capitano Giacomo Cusimano e Giorgio Grammatico. E proprio per Giorgio sono stato a Trapani per partecipare al primo memorial a lui dedicato. Giorgio era speciale. L’accoglienza, la stima, e l’affetto delle persone presenti al campo è una delle cose più belle che ho ricevuto dopo aver smesso di giocare al calcio. Ci sono delle cose che valgono più di tutte, più del denaro e di tutto il resto, e questa è una di esse».

IL TRAPANI
«Adesso il campionato è sospeso e non sappiamo che cosa succederà. Mi auguro che il Trapani rimanga in serie B perché è una piazza che merita la categoria. Trapani è una città importante. Castori ha portato dei valori forti alla squadra e in campo questi valori si sono visti. In futuro sarebbe bello lavorare con il Trapani a cui tengo davvero tanto, chissà magari…sarebbe meraviglioso».

SASÀ UTRO OGGI
«Ho appeso le scarpe al chiodo e adesso faccio l’allenatore. Sono il tecnico del Marina di Ragusa A.S.D. Ho fatto molta gavetta. Sono entrato in una realtà importante con un progetto chiaro e preciso. In tre anni la mia squadra dalla Promozione, passando per l’Eccellenza, è arrivata alla serie D. È stata una grande cavalcata con ragazzi forti ed intelligenti, seri e professionali. Abbiamo vinto anche una Coppa Italia in promozione. Adesso il campionato è fermo, ma qui mi trovo molto bene».

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