Il richiamo del tecnico non sarebbe stato comunicato alla Lega e pur arrivando a Catanzaro non sarebbe potuto andare in panchina
Una dopo l’altra. Il giorno dopo la seconda rinuncia del Trapani si scopre che tutta la concitazione del sabato sarebbe stata inutile.
Daniele Di Donato è stato richiamato da Pellino dopo che la Federazione non ha ratificato il contratto di Biagioni perché era stato sforato il monte ingaggi. Così, il tecnico, che ha diretto solo un paio di allenamenti sotto la gestione Petroni, è rientrato in città, con addosso un peso enorme: accettare di andare in panchina, e magari ritrovarsi disoccupato per tutta la stagione perché il futuro del Trapani appariva segnato con una esclusione che poteva avvenire da un momento all’altro, o, invece, dimettersi, condannando il Trapani alla scomparsa.
Di Donato, ha deciso di “staccare la spina”, evitando una inutile agonia, come l’ha definita lui stesso. Adesso, però, si scopre che il reintegro di Di Donato sulla panchina granata non sarebbe stato comunicato alla Lega. Per cui, nel caso in cui l’allenatore avesse accettato di guidare i granata e recarsi a Catanzaro, l’arbitro non avrebbe potuto farlo accomodare in panchina perché non risultava un tesserato granata. A riportare la ricostruzione è La Gazzetta dello Sport nell’edizione odierna.