E’ la data nella quale si deciderà se la società fallirà o meno e da questo responso si aprono tanti possibili scenari
O’ scem, lo scemo. Nella smorfia napoletana è il significato del numero 23, il giorno nel quale il Trapani conoscerà il suo futuro. Il giudice, infatti, il 23 dicembre dovrà decidere se accettare il concordato per evitare il fallimento o se, invece, rifiutarlo, dando il via proprio alla procedura.
Il 23 dicembre, pertanto, è lo snodo cruciale per il futuro del Trapani. A cominciare da quello attuale, il Trapani calcio srl, in mano al 100% alla Alba Minerali. Se il 23 dicembre dovesse arrivare l’ok al concordato la prima conseguenza sarebbe l’impossibilità per il sindaco di emanare il bando al fine di iscrivere la squadra in serie D il prossimo anno. Il Trapani, infatti, sarebbe ancora in vita e, poi, sarebbe compito di Gianluca Pellino, l’attuale proprietario di Alba Minerali, trovare la soluzione per assicurare ai granata di poter scendere in campo nella prossima stagione, a prescindere dalla categoria. Perché da un lato Pellino mira alla serie D, ma dall’altro l’inattività legata all’esclusione di quest’anno (della prima squadra e delle giovanili), porterebbe alla decadenza dell’affiliazione, con conseguente ripartenza dalla Terza categoria. Almeno a livello di regolamento, considerato che in passato la Figc non sempre ha attuato le regole scritte.
In questo caso, senza bando, verrebbe meno l’interesse di Picciotto, mentre resterebbe in piedi la pista del comitato “C’è chi il Trapani lo ama”, che vuole costituire una nuova società. Senza bando, per bruciare le tappe, resterebbe l’ipotesi di rivolgere il proprio interesse verso il Dattilo, ma soltanto come acquisto della società, perché l’articolo 20 delle Noif, le norme organizzative interne della federazione, precisa come “La fusione […] è consentita quando le società oggetto di fusione siano affiliate alla Figc da almeno due stagioni sportive”.
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