L’ex giocatore granata ha ripercorso la sua carriera da calciatore. “Quella in granata l’avventura più fantastica”
Enzo Campanella è uno dei simboli degli anni novanta del Trapani. Arrivato nei primissimi anni novanta, la città trapanese è diventata con il tempo la sua città. La maglia granata indossata e sudata nel momento florido dell’era Bulgarella rappresenta una tappa importante nella sua vita.
Campanella oggi è nello staff del Città di Trapani, che si dedica da anni alle attività giovanili. Proprio attraverso i canali ufficiali della società della scuola calcio, l’ex giocatore del Trapani ha rilasciato un’intervista che ripercorre la sua carriera.
GLI INIZI E I NO A ZEMAN
«Sono stato uno dei pochi fortunati a cominciare dalla strada, che è il campo più bello che possa esistere. Un percorso che mi ha portato a far parte della squadra dei salesiani, che mi ha formato tantissimo, non soltanto dal punto di vista calcistico. Ci veniva a guardare un ragazzo biondo accompagnato dal suo motorino. Quel giovane era Zeman e ci voleva portare al Palermo. Ho resistito per qualche anno, ma poi finì nelle giovanili del Palermo».
IL TRAPANI E L’ADDIO
«Quella di Trapani insieme a quella di Licata è stata l’avventura più fantastica per quanto riguarda la mia carriera. Smettere di giocare è stata una decisione presa con fatica, perché io non volevo smettere: gli altri hanno deciso per me. Volevo continuare a giocare perché pensavo di dare il mio contributo, però, allora la società decise che era meglio che mi mettessi da parte e che dessi spazio a qualche giovane».
LA NUOVA CARRIERA
«Mi è stata data subito l’opportunità di allenare i ragazzini. Ho allenato gli Allievi del Trapani e da lì è stato un continuo di esperienze. Da circa tre anni sono al Città di Trapani, frutto di un’unione con una mia scuola calcio: un matrimonio nel segno della crescita dei giovani».