Sono trascorsi 154 giorni dall’esclusione dei granata dal campionato di serie C e per la ripartenza ancora non ci sono certezze
Tutti ad attendere il bando. O qualcosa di simile, ma che sia in grado di smuovere il pantano nel quale il calcio trapanese si ritrova dal 5 ottobre scorso, giorno nel quale il Trapani venne escluso dalla serie C a causa della seconda rinuncia in campionato.
Il sindaco Tranchida il 22 febbraio ha riunito i pretendenti per capire se vi era la possibilità di unire le forze, ma la mancata partecipazione di Picciotto ha fatto venire meno questa possibilità. Poi c’è stato il passo indietro di Minore, mentre si rincorrono voci su altre defezioni in seguito alle precisazioni del primo cittadino Giacomo Tranchida sulle indicazioni relative al bando.
Da quel 22 febbraio sono trascorsi 15 giorni mentre la tifoseria attende un segnale. Da oltre un anno i sostenitori granata non possono assistere alle gare della propria squadra del cuore e l’ultima partita risale a 220 giorni addietro: il 31 luglio contro il Crotone. Così, se nelle altre città il calcio ha avuto una funzione sociale, con i cittadini che nel “pallone” hanno trovato un modo per “evadere” dalla pandemia in atto, a Trapani tutto ciò non è stato possibile. E questo è uno dei motivi per cui cresce l’attesa per la decisione del sindaco Tranchida. Almeno avranno un segnale della ripartenza. Fatto sta, però, che al momento, come recita un proverbio siciliano, a cira squagghia e a prucissioni un camina.
Se bando dovrà essere, ai futuri investitori dovrà essere concesso un tempo congruo per presentare l’offerta e, poi, bisognerà costruire da zero lo staff tecnico, la squadra e la società, con quest’ultima che sarà costretta a cercare una intesa con l’ex Provincia per l’utilizzo del Provinciale, unico impianto del territorio in grado di poter ospitare partite di serie D, la categoria dalla quale dovrebbe ricominciare il Trapani, senza dimenticarsi che bisognerà anche trovare una “casa” per le giovanili e la femminile.
Fare le cose per bene è fondamentale, ma 154 giorni (dalla scomparsa del Trapani ad oggi) appaiono un tempo più che congruo per gettare le basi della nuova società. Ora, più si va avanti e più si corre il rischio di mettere subito in difficoltà la nuova proprietà. A prescindere da quale sarà.