Titolare di una farmacia, ha gestito la società in uno dei momenti peggiori, prima del fallimento arrivano tredici mesi dopo con la scomparsa della vecchia società
La crisi era ormai profonda. L’allora presidente Antonino Sugameli aveva deciso di compiere un passo indietro e, così, lasciando sia la carica di massimo dirigente che quella in seno al CdA, così l’Assemblea, riunitasi l’8 maggio 1989, decise di ‘promuovere’ Elio Marini a presidente, considerato che da anni era uno dei vicepresidenti.
Così Elio Marini, titolare di una rinomata farmacia in città, diventò il 31° presidente del Trapani, carica che mantenne fino alla scomparsa della società, nell’estate del 1990 e per complessive 44 partite.
Toccava a lui cercare una via d’uscita, perché quel Trapani, nato dopo la fusione con l’ex Ligny, alla fine divenuto Pro Trapani, di debiti ne aveva accumulati tanti. La stagione 1988-89, con i granata in serie C-2, si concluse con una salvezza e, da presidente, Marini esordì con un pareggio 0-0 con la Cavese. Quella che seguì, invece, fu una stagione calvario. Nonostante il grande impegno di Marini, portato avanti per svariati anni, infatti, la situazione era disperata. In campo furono conquistati appena 12 punti, con la vittoria ch ne valeva due.
Nel gennaio 1990 il CdA invita ad entrare in società l’editore Peppe Bologna ed i costruttori Peppe Maurici ed Andrea Bulgarella il quale, poi, a giugno costituirà la nuova società che ripartirà dalla serie D e che siorerà la B nella primavera del ’95, prima di spegnersi lentamente nel 2002 in Eccellenza.
