L’ex calciatore granata, divenuto vigile del fuoco, intervenne a Catania dopo una segnalazione per una fuga di gas, ma appena arrivato sul posto, morì per una esplosione
Una chiamata al centralino per una fuga di gas e, poi, l’esplosione non appena arrivò sul posto. Così morì quattro anni fa, il 20 marzo 2018, Giorgio Grammatico, ex esterno d’attacco del Trapani che, chiusa la parentesi con il calcio, aveva vinto il concorso nei vigili del fuoco.
In servizio a Catania, Grammatico era di turno la sera del 20 marzo quando arrivò la segnalazione al centralino dei vigili del fuoco di una fuga di gas in via Sacchero. Così, la squadra in servizio si recò sul posto, ma appena i vigili del fuoco arrivarono sul posto, si verificò l’esplosione che uccise 2 pompieri, Giorgio Grammatico e Dario Ambiamonte ed il proprietario dell’immobile dove si era verificata la fuga di gas.
Giorgio Grammatico era cresciuto nel settore giovanile del Trapani fino alla Berretti, sul finire degli anni Novanta, quando i granata militavano in C2. L’esordio in prima squadra arrivò a 19 anni, anche per via della crisi finanziaria che aveva colpito il Trapani, retrocesso in D nella primavera del 2000 e poi finito in Eccellenza ad agosto a causa dei conti non in ordine. Così, domenica 17 settembre 2000, alla prima di campionato in Eccellenza contro la Nissa, Giorgio Grammatico esordì tra i ‘grandi’ con la maglia numero 7 (proprio come quella del piccolo Nino della «Leva calcistica» di Francesco De Gregori). Si rivelò subito un trascinatore, prendendo per mano i compagni di squadra e portandoli alla vittoria per 3-1, realizzando anche una rete. Ed alla fine, per lui, le presenze con il Trapani furono 53 in tre diversi campionati, due in Eccellenza ed uno in serie D, con sette gol all’attivo.
>>> IL SERVIZIO DELLA TGR PER IL FUNERALE DI GIORGIO GRAMMATICO
Al funerale, celebrato dal vescovo Pietro Maria Fragnelli al Santuario della Madonna di Trapani, erano presenti in migliaia, con la città che si fermò per dargli l’ultimo saluto e con i tifosi che lo aspettarono fuori dalla chiesa per inneggiarlo un’ultima volta.